Resaturo di Villa Garzoni Pontecasale (PD)
 
Restauro di Villa Garzoni sec. XVI - Pontecasale (PD)
Antonio Pra Architetto
VILLA GARZONI - sec. XVI - Pontecasale (PD)
Villa Garzoni - prospetto Est corte interna prima del restauro
Villa Garzoni - Particolare del capitello Jonico dopo il restauro
Villa Garzoni - Prospetto Est dopo l' intervento di restauro
Villa Garzoni - peticolare della trabeazione piano 2° prima del restauro
Villa Garzoni - prospetto Est corte interna dopo il restauro
Villa Garzoni - particolare dell'Ordine Jonico dopo il restauro
Villa Garzoni - Chiave d'arco prima e dopo gli impacchi con seppiolite
Villa Garzoni - peticolare della trabeazione piano 2° dopo il restauro
Villa Garzoni - particolare degli impacchi con seppiolite e carbonato d'ammonio
Villa Garzoni - Prospetto Est prima dell'intervento di restauro
Villa Garzoni - visione prospettica
La Villa del Sansovino
.Giorgio Vasari, in quello che può essere considerato come il primo testo di storia critica dell'arte italiana: Le Vite dei più eccellenti pittori, scultori, architetti, descrisse le opere di Jacopo Tatti detto Sansovino (Firenze 1486-Venezia 1570) esaltandone la magnificenza dell' architettura e la totale innovazione progettuale; criteri che l’architetto-scultore import. a Venezia dove emigrò in seguito alla caduta di Roma nel 1527: "[...] il qual modo di fare fu cagione che in quella città, nella quale fino allora non era entrato mai modo se non di fare le case ed i palazzi loro con un medesimo ordine, seguitando ciascuno sempre le medesime cose con la medesima misura ed usanza vecchia, senza variar secondo il sito che si trovavano, o secondo le comodità, fu cagione dico, che si cominciassero a fabbricare con nuovi disegni e con miglior ordine, e secondo l'antica disciplina di Vitruvio, le cose pubbliche e private. Il Vasari con queste parole segnala un evento decisivo per la storia dell' arte: Sansovino proveniente dal Rinascimento romano-fiorentino incontra Venezia un' architettura locale che persisteva in usanze costruttive vecchie e ripetitive. La svolta innovativa per il Veneto avvenne attraverso detentori di vecchie tradizioni come le famiglie Dolfin, Moro, Cornaro che, dotati di lungimiranza, affidarono la progettazione dei loro palazzi al maestro di un' architettura considerata a Venezia come rivoluzionaria. Lo stesso Andrea Palladio, nel proemio del primo libro dell’architettura, afferma: "[...] che Messer Giacomo Sansovino Scultore e Architetto di nome celebre, cominciò primo a far conoscere la bella maniera, come si vede (per lasciar dietro molte altre sue belle opere) nella Procuratia nova, la quale è il più ricco, e ornato edificio, che forse sia stato fatto dagli Antichi in qua [...]". Anche la famiglia Garzoni si rivolse al Sansovino perché desse lustro, attraverso l'edificazione di una dimora degna della nobiltà del casato e delle ricchezze conseguite, alla sua impresa di prosciugamento e bonifica di gran parte della zona paludosa che circondava Pontecasale..Sempre nel libro Le Vite il Vasari cita testualmente: “E fece Jacopo Tatti il palazzo di messere Luigi de’ Garzoni più largo per ogni verso che non è il Fondico dei Tedeschi tredici passa, con tante comodità. che l’acqua corre per tutto il palazzo, il quale palazzo è a Pontecasale in contado [...]”. L’arrivo del Sansovino a Venezia fu quindi un fatto importante per la città lagunare: l’architetto nato a Firenze, ma proveniente da Roma, portò le innovazioni della sua architettura alla Repubblica Serenissima amalgamandole con l’arte veneziana. L’ edificio di Pontecasale è la testimonianza diretta di questa fusione artistico-progettuale, in quanto il Vasari usa il termine “passa” (il passo fiorentino equivalente a 1,75 m) indicando chiaramente uno strumento di misurazione estraneo all’ambiente veneto. Gli ordini presenti in Villa Garzoni sono quello dorico
e jonico semplificati. La semplificazione consiste nei triglifi non intagliati, nella mancanza di gocce,
nelle metope e nelle colonne lisce. Questa forma scarna, priva di decorazioni, era in primis dovuta
al materiale consistente in mattoni e in secondo luogo al carattere riservato che una villa doveva
esprimere nel rispetto della concezione vitruviana. Lo stesso dicasi per la sovrapposizione degli ordini: l’ordine meno elaborato, quello dorico, è sottostante a quello jonico più raffinato. Questa impostazione, in particolare, sembra essere stata presa da un disegno visibile nel Libro terzo del Serlio, dove venne rappresentato il Teatro di Marcello generato da una architettura simile, determinata dall’ alternanza di arcate e colonne..........................................................
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