Restauro della Chiesa dei Carmini Venezia
 
Restauro della Chiesa dei Carmini (VE) secoli XIII -XVIII
Antonio Pra Architetto
Chiesa dei Carmini (VE): facciata
.
Prove di descialbatura superficiale delle più recenti pitture sull'intonaco originale
Pulitura e resaturo degli apparati lapidei
.
Nicchia sopra la porta d'accesso alla sacrestia
.
Abside di dstra prima del restauro
.
l'abside desta e parte della navata dopo il restauro: stemmi, intonaco parti lapidee.
Affresco nella parte superiore della navata di destra prima del restauro
Degardo della muratura
.
Descialbatura delle recenti pitture fino al livello originale
Pulitura e resaturo degli apparati lapidei
.
La nicchia e le porzioni di un antico affresco restaurati.
Uno degli affreschi a stemma della navata di destra prima del restauro.
Uno degli affreschi a stemma della navata di destra dopo il restauro
Affresco nella parte superiore della navata di destra saggi di pulitura
Degrado della muratura e degli apparati lapidei
.
Pulitura e restauro degli apparati lapidei
.
Pulitura e resaturo degli apparati lapidei
.
parte della chiesa dopo il restauro: porta, finestra, nicchia, intonaco soffitto
Chiave di volta nell'abside di destra prima dl resaturo
Chiave di volta nell'abside di destra dopo il resaturo
Affresco nella parte superiore della navata di destra dopo il restauro
La chiesa dei tesori
..La chiesa è a pianta basilicale a tre navate divise da due file di dodici colonne in pietra d’Istria aventi capitelli risalenti al Trecento. La prima fabbrica della chiesa risale al 1290 e da allora, nonostante alcuni rifacimenti effettuati nel corso dei secoli, la struttura ha mantenuto la conformazione originaria. L’edificio era inserito nel complesso architettonico del vicino convento ma al posto delle cappelle absidali, c’era una parete fornita di tre finestre che illuminavano la zona del presbiterio. L’attuale aspetto della facciata principale esterna, risale ad una modifica fatta da Sebastiano Mariani che inserì i tre frontoni curvilinei mentre le due finestre sono state aperte nell’Ottocento tra il 1845 e 1855. La porta di lato che immette nel campo di S. Margherita è munita di protiro così come appariva nel secolo XIV. Visto che da notizie certe nel 1319 la scuola dei Mercanti era presente nella chiesa, si può ipotizzare che in quell’anno fosse già ultimato e funzionante l’altare che attualmente è il secondo a sinistra rispetto l’entrata.
Il coro dei frati, che era situato a metà della navata centrale, esisteva con sicurezza alla fine del Quattrocento in quanto è di quel periodo la collocazione dell’organo.
Tra il 1507 e il 1514, Sebastiano Mariani costruì le tre absidi della chiesa unendole all’esistente cappella dell’Annunciazione che divenne l’attuale sacrestia mentre Cima da Conegliano eseguiva la pala del Presepe per conto dei Calvo. Tra il 1527 e il 1529 Lorenzo Lotto dipinse la pala dell’altare di S. Nicolò per conto della scuola dei Mercanti.
Il primo altare di destra rispetto l’entrata, come conferma un’incisione fatta sulla predella della mensa, risale all’anno 1548 e conteneva una pala attribuibile al pittore Schiavone. Durante la seconda metà del XVI secolo, molte importanti famiglie decisero di farsi seppellire sotto la pavimentazione della chiesa, come i Venier, i Palma, i Civran. Della fine del Cinquecento sono l’altare del Crocefisso e l’altare della scuola con la pala del Pace. Risale al 1603 l’altare collocato dopo la sacrestia e che contiene la pala dedicata all’Addolorata attribuibile a Leonardo Corona.
Nel Dicembre del 1653 venne rimosso il coro e dei frati e con lui anche l’organo risalente al Quattrocento al quale fu rimpiazzato uno nuovo che venne terminato nel 1663. Durante questi anni molti furono le opere dipinte che comparvero all’interno della chiesa: di Giuseppe Heintz è la Circoncisione, di Pietro Liberi è la pala dell’altare di S. Alberto (primo altare di sinistra rispetto l’ingresso), di Alessandro Varotari è S. Liberale davanti al tiranno, del Tintoretto invece è la Circoncisione e di Palma il Giovane la Moltiplicazione dei pani, la Madonna Addolorata, S. Nicolò e S. Marina.
Tra il 1653 e il 1674 l’altare maggiore venne rinnovato e reso più spazioso e contemporaneamente venne eretto il tabernacolo, mentre sopra gli archi della navata vennero collocate le prime tele del ciclo carmelitano e l’apparato ligneo con statue anch’esse in legno che determinano la suddivisione degli spazi. Dopo il 1684 furono eseguite la tela del Celesti raffigurante la Madonna libera Anversa assediata, quella di Luca Giordano della Madonna che offre Gesù bambino a S. Alberto, o quella di scuola padovana che rappresenta S. Pietromaso che prega per la liberazione della peste.
Del 1708 sono gli affreshi di Sebastiano Ricci che affrescò la volta sopra l’altare della scuola mentre il Torretti elaborava la statua della Mansuetudine e il Corradini quella della Verginità.
Nel primo Ottocento durante la dominazione napoleonica, la chiesa non soffrì delle spoliazioni francesi e non vi furono sostanziali cambiamenti. Di notevole pregio è il rilievo che venne donato dal barone Giacomo Malgrani nel 1852 raffigurante la Deposizione, opera di Francesco di Giorgio Martini.
Attraverso la visita pastorale del patriarca Mutti nel 1855, apprendiamo che non esisteva più l’altare della Circoncisione vicino la porta d’ingresso ma si trovava spostato dopo la porta della sacrestia prendendo il posto di quello dedicato all’Addolorata. Anche l’altare dedicato a S. Liberale venne tolto e la pala ricollocata sul muro dopo l’altare di S. Nicolò.
Una volta tolti i due altari di fondo si volle dare maggiore luce alla chiesa aprendo due grandi finestre rettangolari ma così facendo si rovinò in parte l’armonia della forme presente in quegli spazi.
..................................................................
Tutte le immagini sono protette da Copyright. Qualsiasi loro riproduzione anche parziale dovrà essere preventivamente concordata e concessa dal proprietario.