Restauro del'Oratorio della Beata Vergine della Salute Padova
 
Restauro dell'Oratorio della Beata Vergine della Salute (PD)
Antonio Pra Architetto.
Oratorio B.V.S.: porzione di affresco del XV secolo prima del reatasuro
Oratorio B.V.S.:integrazione cromatica a rigatino
Oratorio B.V.S.: Altare sec.XVIII dopo il restauro
Oratorio B.V.S.: prove di pulizia a tamponcino
Oratorio B.V.S.:integrazione cromatica a rigatino - particolare
Oratorio B.V.S.: Particolare rel frontone dell'altare
Oratorio B.V.S.: prove di pulizia e di ritocco preliminari
Oratorio B.V.S.: la superficie pittorica dopo l'integrazione per selezione cromatica
Oratorio B.V.S.: particolare della doratura del capitello
Un piccolo gioiello nel centro di Padova
.Non si direbbe, a prima vista, che quel piccolo oratorio posto nel borgo di S. Croce a Padova, la cui facciata non suggerisce pregio artistico, possa celare un passato così antico e importante. L’edificio infatti, come si evince dagli studi di Andrea Calore, risale al primo decennio del secolo XIII e sorse con il nome di “Oratorio di S. Giacomo della Spada”, con lo stesso nome cioè, del vicino ospedale coevo. Risale all’anno 1630 il cambiamento in “Oratorio della Beata Vergine della Salute”, allorquando, la Repubblica Serenissima, decise di far erigere a Venezia una Basilica su progetto di Baldassarre Longhena, come ringraziamento alla Madonna, per aver fatto cessare l’epidemia della peste. Contemporaneamente, i padri camaldolesi di S. Michele di Murano, esposero nell’”Oratorio di S. Giacomo della Spada”, una scultura in legno rappresentante la Madonna con il Bambino. Da quel momento in particolare, l’Oratorio crebbe di importanza per la massiccia affluenza dei fedeli, tanto che, a cavallo tra il 1645 e 1646, venne permessa la raccolta di elemosine per la manutenzione periodica dell’edificio. Il problema dell’umidità nelle murature dell’oratorio, era presente anche nel 1745, quando il monaco don Francesco Danieletti, ne fece risistemare la facciata attraverso l’inserimento di due finestroni rettangolari, di una finestra a forma ovale in posizione centrale e con l’abbellimento del portale d’ingresso. Probabilmente, anche i tre altari all’interno dell’Oratorio, vennero edificati contemporaneamente al riassetto della facciata esterna e furono dedicati alla Madonna della Salute (il centrale), a S. Benedetto da Norcia e a S. Romualdo, questi ultimi due non sono però oggi esistenti. L’importanza dell’Oratorio crebbe sempre più, tanto che numerose furono le donazioni che pervennero in favore della sua manutenzione anche offerte da nobili famiglie veneziane come quella avvenuta nel 1766 da Anna Molin. Nel 1810, durante l’occupazione napoleonica, l’Oratorio per volere delle autorità francesi, venne chiuso e la statua lignea della Madonna con il Bambino , venne trasportata all’interno della chiesa di S. Croce. Nel 1836, vi fu la riapertura dell’edificio sacro con una grande festa popolare e la nuova consacrazione avvenuta ad opera di monsignor Giovan Battista Sartori, fratello di Antonio Canova. Dopo la celebrazione, fu posto all’interno dell’altare centrale, un dipinto del secolo XVII, raffigurante la Madonna con il Bambino, S. Benedetto da Norcia e S. Giustina. Le due statue in pietra di Costozza che si vedono poste all’interno di altrettante nicchie sopra le porte di accesso alla sacrestia e che rappresentano S. Antonio e S. Giuseppe, vennero eseguite nell’Ottocento dall’”Istituto di mutuo soccorso sotto la protezione di Maria SS. Immacolata, del titolo della Salute e del protettore secondario, il Lei sposo S. Giuseppe Patriarca”. Nel 1931, per celebrare il terzo centenario della cessazione della pestilenza, si ritenne cosa doverosa modificare l’aspetto della facciata dell’Oratorio che venne modificata come oggi noi la vediamo. Durante gli anni Cinquanta, vi fu una ulteriore modifica con l’inserimento di quattro edicole nelle mura interne, e le due finestre di stile neogotico........................................................
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